venerdì 12 agosto 2016

Il ciuccio rosa

L. non aveva  nemmeno un anno una volta che, non trovando più il suo ciuccio, nella disperazione totale, più io che lui, all'idea di  passare una notte insonne, scesi in farmacia a comprarne uno. Ricordo che li avevano finiti. Era rimasta solamente una confezione da due: uno era rosa e l'altro era verde. Mi dissi, vabbè c'è quello verde….quello rosa lo terrò di riserva. Allora anche io avevo subito pensato che il rosa non fosse da maschio. Non importava che mia figlia avesse sempre avuto ciucci blu… perché le femmine "possono" vestirsi di blu, essere maschiacci, mettere i pantaloni ecc.  I maschi, invece, devono sempre e inevitabilmente rappresentare la loro 'categoria'. Così anche io, che non ho mai avuto nulla contro nessuno, ebbi il pensiero innato che quel ciuccio rosa lui non lo avrebbe usato.
Arrivai a casa. Lui sul seggiolone. Presi la forbice per aprire l'involucro di plastica e gli porsi il ciuccio verde. Lui mi guardò e mi disse 'no!'. No cosa? Lui indicò l'altro ciuccio e mi ridiede quello verde dicendo "Etto no! Ello sì'. E si mise in bocca, tutto felice, quello rosa. 
Se riflettiamo in maniera un po' più approfondita, ma poi nemmeno troppo, gli stereotipi molto spesso si basano su un nulla.
Sicuramente è il caso dei colori.
Un colore.
Che cosa è un colore?
Il colore è una percezione visiva. Nulla di più. Eppure sui colori si basano moltissime cose. Essi vengono usati per distinguere tantissimi ruoli e per creare un linguaggio comune, a volte globale. Pensiamo ai  semafori, ai medici negli ospedali col loro camice,  alle autostrade e alle superstrade in Italia (autostrada segnale verde, superstrada segnale blu). Ed effettivamente quando usati come convenzione per comunicare, per molti aspetti facilitano la vita. Ma purtroppo creano anche degli stereotipi: rosa femmina, azzurro maschio. Ma i bambini non sono delle autostrade ma sono dei piccoli esseri umani in divenire che hanno il sacrosanto diritto di scegliere.
Franklyn Delano Roosevelt 1884
Nella mia famiglia fin dall'epoca dei miei nonni e bisnonni siamo stati appassionati di fotografia e ricordo le foto dei miei nonni da piccoli. Era praticamente impossibile capire chi fosse maschio e chi femmina. Mio nonno portava capelli a caschetto fino alle spalle. Vestitino bianco con gonnellina e scarpe tipo ballerine. Mia nonna uguale. E i vestiti erano bianchi per entrambi, bianchi e uguali. Era più pratico avere vestiti uguali e di colore chiaro perché erano più facili da pulire. Ciò dimostra che le distinzioni sui colori sono cosa abbastanza recente.
Chi ha avuto quindi questa idea geniale? Come è nata questa convenzione che il rosa sia delle femmine e l'azzurro dei maschi?  In realtà non so bene chi sia stato esattamente il primo a fare l'associazione, e tutto sommato poco importa, credo però che certamente la distinzione rosa/azzurro  sia stata  sfruttato  ad hoc per una vera e propria strategia di marketing facendo sì che in pochissimo tempo questi colori diventassero uno stereotipo. Il boom economico  e più tardi  il progresso medico hanno lavorato insieme per creare la prigionia del rosa e dell'azzurro. Le grandi marche hanno iniziato a bombardare il mercato di prodotti per bambini sopratutto dal periodo del baby boom in poi. La diagnosi prenatale  ha reso possibile sapere tutto in anticipo scatenando e sfruttando l'entusiasmo dei futuri genitori. E le due cose insieme hanno in pochissimo tempo creato un fenomeno globale. Poco dopo l'inizio della gravidanza, appena saputo il sesso, i futuri genitori partono all'arrembaggio dei negozi per bambini. Migliaia  di 'baby showers'  vengono organizzate quotidianamente facendo sì che  i genitori impazziti riempiano  case intere di rosa o di azzurro ancor prima che il loro figlio possa emettere il primo vagito. Per la grande gioia delle aziende produttrici di articoli per l'infanzia.
Questo se ci pensiamo bene è il primo seme che piantiamo in terra per l'inizio della schiavitù.
Ammettiamolo: ci cadiamo un po' tutti dentro questi banali stereotipi forse più per pigrizia che per vera convinzione. Seguiamo la massa, la moda, la routine. E non è superficialità, è 'norma'. Col cuore colmo di amore e di emozione crediamo che sia il modo per accogliere al meglio il nostro bebè. Dare tutto subito ancora prima della nascita.
Ma ciò che noi diamo è ciò che il bimbo vorrà?
E  ciò che noi a priori decidiamo  sarà ciò che poi lo/la rappresenterà?
Dovremmo iniziare a riflettere di più e distinguere tra convenzioni che uniscono e convenzioni che dividono. Dovremmo iniziare a capire che sono proprio questi iniziali stereotipi che, al di là del banale, gettano le basi per alcune costrizioni che possono fare tremendamente soffrire i nostri figli. Farli sentire inadeguati, diversi, obbligati, privi di possibilità di scelta. Non sto dicendo che la cosa sia facile. Si mette in gioco tutto il nostro ruolo di genitori.
Qual è il nostro ruolo?
Dobbiamo "insegnare" loro come si fa?
Dobbiamo solo seguirli e aiutarli nel bisogno?
Dobbiamo lasciarli sbagliare?
Dobbiamo insegnare loro a non sbagliare?
Dobbiamo aprire aprire loro la strada?
Mio figlio il ciuccio rosa non l'ha più lasciato…finché, certo, non  ha smesso di usarlo. 
E io l'ho lasciato fare.
Avrò fatto bene?

1 commento:

  1. A me inquieta che ci siano colori "proibiti" ai bambini maschi. E che alle bambine femmine abbiano ridotto drasticamente la scelta dei colori possibili visto che quasi ogni prodotto pensato per loro è rosa.
    Per non parlare della tipologia di giochi o libri o delle frasi sulle magliette:
    https://www.facebook.com/lollyanddoodlepage/videos

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